Febe: intervista per il singolo “Lost Potential”

“Lost Potential” è un brano dal sapore molto meno malinconico rispetto alle precedenti canzoni, sia nella melodia che nell’arrangiamento, suscitando il desiderio di ballare. Tuttavia, nel testo si nasconde una tematica tutt’altro che allegra: la scarsa autostima, la sensazione di non essere mai abbastanza per essere presi sul serio e il rischio di arrivare al burnout nel tentativo continuo di dimostrarlo.

Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?
Ho iniziato a pensare più seriamente alla musica verso l’adolescenza, ma ero consapevole di essere
ancora acerba da morire, così ho cominciato a prendere lezioni di canto e la mia insegnante mi ha
tirato fuori tutta la voce che si nascondeva timidamente in me. Da quel punto in poi mi sono
sempre tenuta un piano B, per finanziare il piano A (che sarebbe quello di affermarmi nel mondo
della musica), in parallelo a studi in graphic design e multimedia ho continuato ad andare a lezione
e a creare la mia musica, ed oggi siamo qui!

Come nasce una tua canzone? Esiste qualche ritualità dietro l’atto della scrittura?
Solitamente è sempre un momento molto intimo per me, a quattrocchi con le note del telefono o un foglio di carta e in mano una chitarra. Scrivere una canzone è come sfogarsi con un diario segreto perché scrivo della vita, scrivo delle cose che affronto davvero, tutto quello che scrivo è reale per me, viene dalla mia realtà, da ciò che sento.
È uscito il tuo nuovo singolo: ce lo racconti in poche parole?
Lost Potential è governata da un contrasto: la melodia allegra che fa anche venire voglia di ballare,
ed il testo molto malinconico, come gli altri brani del resto… Se nei due precedenti What if e Is This living Life? si parlava corrispettivamente di depressione e ansia sociale, in questa si parla della scarsa autostima, di come non riesco mai a sentirmi abbastanza per essere presa sul serio e che a forza di cercare di dimostrarlo giungo anche al burnout.

Ci racconti il percorso emotivo che ti ha portato alla realizzazione del pezzo?
Avevo bisogno di mettere nero su bianco il mio stress e la mia poca autostima, non mi venivano le parole cercando di spiegarlo alla psicologa così iniziai a scrivere qualcosa su un giro nei giorni seguenti e… poi sono andata al Blair Witch House Studio con questa base pseudo abbozzata e ci abbiamo lavorato sopra. Abbiamo scelto un ritmo più concitato, un arrangiamento allegro e orecchiabile, volevamo far qualcosa che fosse si profondo ma anche divertente e radiofonico.

Al singolo si accompagna anche un videoclip. Ce ne vuoi parlare?
Nel videoclip viene evidenziato anche un ulteriore significato che ha per me questo brano: in un divertente palcoscenico, mi cambio di travestimento rappresentando con questa metafora esagerata come ancora io non sappia chi sia, cosa voglia essere, e di conseguenza mi sento come se per tentare di far capire che ho la testa sulle spalle, plasmassi la mia personalità a seconda di quello che voglio che la gente percepisca di me, per avere in questo modo una spinta in più di autostima, quando in realtà ne possiedo davvero poca.

Qualche anticipazione per i tuoi prossimi lavori e impegni?
In questi giorni uscirà il quarto singolo, l’ultimo prima dell’uscita dell’Ep a febbraio, in questo modo si concluderà questo mio primo progetto di 5 brani che raccontano la mia storia e che spero arrivi ai cuori di molti, anche se ho tanto altro da raccontare.
Da marzo voglio subito tornare in studio e organizzare qualche live per la stagione primavera -estate. Sicuramente voglio continuare a fare nuova musica, (magari anche qualcosa in italiano), provare a partecipare a qualche talent come Amici o XFactor nel prossimo anno e conoscere artisti con cui poter collaborare e arricchire il mio bagaglio musicale. Insomma non voglio certo fermarmi qui, anzi ho appena iniziato!