Intervista a Jack Scarlett: “Con la mia musica, cerco di dar voce a ciò che provo e ai diritti di ogni essere umano”

Nel tuo brano, “Discorsi a metà”, hai utilizzato metafore fisiche per descrivere emozioni complesse. Puoi parlare di questo approccio alla scrittura dei testi?

Io lavoro tanto su me stesso, proprio psicologicamente parlando, cerco sempre di dare voce e dare un senso logico a ciò che provo, che molto spesso logicità non ne ha. Scrivere i miei tormenti, ció che mi fa stare male mi aiuta anche tanto a capirmi a conoscermi, a mettermi faccia a faccia con il dolore. E poi alla fine anche le emozioni sono una cosa fisica, ad esempio quando ci spezzano il cuore ci viene il mal di pancia..

Quali elementi credi che rendano “Discorsi a metà” unico nel tuo repertorio musicale?

“Discorsi a metà” penso sia il brano più bello che abbia mai prodotto. Credo che ciò che lo differenzia dagli altri sia proprio la verità con cui lo racconto. Sono andato a toccare tasti della mia intimità davvero delicati.

Come bilanci il desiderio di esprimere autenticità nella tua musica con la necessità di raggiungere un ampio pubblico?

In questo lavoro si deve fare un mix delle due cose, si deve cercare di raccontarsi, di creare prodotti nostri, intimi, personali, ma che comunque al pubblico piacciano, è un po un venirsi incontro, io tendo sempre a creare una cosa che rispecchia e piace a me, poi è sempre un po uno “Speriamo” che anche le persone la amino come la amo io.

Quali artisti o generi musicali ti hanno influenzato nella creazione di “Discorsi a metà”?

Questo brano, anche sicuramente parlando ha tante influenze urbani. L’ambiente che vivo, la società con cui mi interfaccio influenza tanto quello che scrivo. Milano ha una sua anima e quando esci, fai serate, Vivi avventure in questa città magica, questo suoni, quei profumi poi si insinuamo e contaminano tanto la mia arte.