Megaride: tra identità napoletana e distorsioni stoner

Con ‘Ntò, i Megaride proseguono la loro evoluzione musicale, intrecciando sonorità stoner rock e identità napoletana. Dal 2016, la band ha affinato il proprio stile, portandolo verso una dimensione più aggressiva e viscerale.

Testi in dialetto e un sound potente rivendicano con orgoglio le radici partenopee, in un mix che fonde influenze come Kyuss e QOTSA con un’attitudine autentica. Il videoclip di ‘Ntò amplifica l’atmosfera cinematografica del brano, sottolineando l’impatto emotivo della loro musica.

Tre parole per descriverli? Burdello con amore. Scopriamoli nell’intervista.

Dal 2016 ad oggi, il progetto Megaride ha subito diversi cambiamenti, tra cui l’ingresso di Roberto alla batteria. Quanto ha influito questa evoluzione sulla vostra musica e sul vostro modo di comporre?

Ha influito talmente tanto che eravamo partiti con l’intento di fare musica lounge per ascensori, poi Roberto ha deciso di pestare, Alessio ha deciso di accendere un fuzz ed eccoci qui signor giudice.

Il nome Megaride porta con sé una forte identità legata a Napoli e alla sua storia. In che modo il vostro legame con la città si riflette nel vostro sound e nei testi delle vostre canzoni?

Dai contesti di cui parliamo nelle nostre canzoni e dalla scelta di scrivere prevalentemente in napoletano, andando anche contro quella tendenza che noi chiamiamo del parlare bene” che per tanti anni ci ha fatto quasi vergognare della nostra cadenza, di qualche lemma dialettale usato inconsciamente e per questo additati come “stranieri”. Questa scelta è per dire sottilmente “Per voi sarà dialetto e parlar male, per noi è cultura ed identità quindi: FACITEVE ‘A ROTA e mettete il traduttore se non capite.”

Lo stoner rock ha radici ben definite, con influenze come Kyuss e QOTSA. Qual è stata la sfida più grande nel portare questa sonorità in un contesto italiano e unirle con il dialetto napoletano?

La sfida è continua come qualsiasi altro genere additato come “non mainstream” e sinceramente ci interessa davvero poco questo discorso.

Noi suoniamo questo perché ci piace farlo.

Per citare James Senese rivolgendosi a Lello Arena nel film “no grazie il caffè mi rende nervoso”:

“A te te piac ‘a musica o fumm?! ‘a music!

E chest è ‘a music!”

Nel brano si percepisce un’atmosfera quasi cinematografica, che poi ritroviamo anche nel videoclip. Come avete lavorato per rendere questa sensazione così intensa sia nella musica che nelle immagini?

Musica e immagine si aiutano e completano a vicenda.

L’idea di usare spezzoni di questa pellicola è nata per puro caso, facendo zapping sui social.

Se doveste descrivere il vostro stile a chi non vi ha mai ascoltato, quali tre parole usereste e perché?

Burdello con amore.

Perché durante un live nostro tutti si sfrenano, sudano ma alla fine si vogliono un po’ più bene rispetto all’inizio del concerto.Pubblicità